Sulla forma generale dell'essere

La questione dell'essere ha rivestito un enorme problema per l'intera tradizione filosofica e scientifica occidentale, e dopo secoli nei quali tale dibattito languiva e si disperdeva, è stata semplicemente messa da parte, mancando di vederne la centralità per tale cultura e la necessità di comprendere tale nozione, di "essere", in modo chiaro per superarla e uscire dal labirinto in cui si è imprigionati, e che ha condotto alla condizione odierna del mondo nella completa mancanza di una qualsiasi consapevolezza di ciò che si è. In questo libro pertanto l'intero movimento della conoscenza e della mente in relazione all'essere è compreso nella sua completezza determinando così per termini generali, l'interezza di ciò che può essere pensato riguardo all'esistenza organica, ed ossia comprendendo il processo di sviluppo delle condizioni sensibili nella realtà come accadimento dinamico. Il testo è il terzo di sette di una Descrizione Generale del Pensiero, composto di due parti, una delle quali è una deduzione trascendentale, che consta di 624 proposizioni e una illustrazione che sintetizza il contenuto dell'intero testo in una singola immagine, mentre l'altra è una conclusione che consta di cinque punti. Ciò che in questo libro è compiuto è alcunché che nella filosofia e nella scienza non mai è stato tentato, in quanto pone come presupposta la divergenza fra ciò che il pensiero determina nella mente, e ciò che è testimoniato dai sensi nel corpo, che si è sempre tentato di eliminare. Tentativo che ha da sempre minato la possibilità di comprendere con precisione il proprio modo di pensare e dunque gli errori che pervicacemente si continua a compiere ancora oggi e che sono l'origine degli enormi problemi che in quest'epoca affligono l'umanità tutta. Qui pertanto si è dedotta trascendentalmente una descrizione delle condizioni della possibilità di ciò che è sensibile, a partire dunque da quest'ultimo, senza cioè andare oltre alle "affezioni" dei sensi, con l'assunto fondamentale poi che di per sé evidente, manifesto, che la totalità è continua, indivisa, e quindi quei fattori che la deduzione rivela esistono solo nella e per la mente.